Nella luce imprevista dell’estate di San Martino, il mare corre in una direzione insolita oltre il finestrino sporco. Il treno è lo stesso di ogni giorno, solo che va da Cerveteri a Pisa invece che da Pisa verso Cerveteri e poi Roma. É un treno lento, da pendolari. Ma oggi lo prendo nel senso inverso, ed è un treno da scrittori. A Pisa mi aspetta il Book Festival. A Pisa mi aspetta il ricordo lontano – era il 1994 o 1995 – di un incontro emozionante con Antonio Tabucchi per un’intervista. Io allora studiavo per la specializzazione a Paris Sorbonne, e scrivevo di letteratura italiana per un giornale letterario cartaceo, “La Republique Internationale des Lettres”, che ‘addirittura’ mi pagava gli articoli. Ero venuta in Italia proprio per intervistare Tabucchi.
A quel tempo, su quel pianeta, esistevano ancora scrittori come Tabucchi (che da vero gentleman mi portò a pranzo dopo l’intervista, insieme ad un giovane studioso), riviste letterarie cartacee e paganti, intervistatrici girovaghe ancora non bloccate in un ufficio come tigri in gabbia. Solo i treni, sono rimasti gli stessi.