V a c u u m – una parete liscia nel campo dell’infinito divenire
cui nulla aderisce:
e scivola la materia come brina su vetri sporchi di addii
stanze vacue di un canzoniere più malinconico del previsto:
ma cosa è prevedibile in questo brodo quantico
dove i fenomeni fluttuano
beati in una beanza d’infinito v a c u u m ?
né mai più conterrò le sacre sponde
dove ogni corpo fanciulletto giace
in onde di quiete placentare –
v a c u u m che si propaga
come un suono
anzi un’eco di suoni suonati altrove
frasi affioranti nel bla bla budellico
spacciato per monologo interiore –
e la colpa è sempre di questo benedetto v a c u u m
svuota il vaso, libera i pensieri, restituisci il peccato al peccatore
e il vino all’oste della malora, all’amico dell’ultima ora –
vuoto smagliante nuovo di zecca che risuona zecchino
di un non-pensiero indicibile
ma così intenso che ogni volta mi scendono le lacrime
vuoto gravido di ogni altro pensiero
per noi che non avemmo gravidanze, né mai più –
mi soccorre la fisica quantistica che elogia il vuoto immenso
culla di ogni particella
fasci energetici vibranti
che sfrecciano senza padrone (senza ni toit ni loi oserei dire)
nel grembo di questa immensa madre vacua –
come le stelle lontanissime di un’estate non meno lontana –
fine degli anni ’60: gli uomini premono grossi piedi chiodati
sulla pelle della luna,
mentre i miei brindano coi vicini di villeggiatura
io contagiata dall’entusiasmo occidentale e familiare
vago nel mio stato fra carne e pesce
a guardare da un terrazzo su valle
l’immensità di questo v a c u u m solenne
che si offre anche a me
ragazzina priva di razzi propulsori
count down e Cape Canaveral
e di bandiere da piantare maschiamente
ben in fondo ai crateri della luna –
il vuoto immensamente immenso
mi si apriva in quella notte epocale
con uno sgomento che ancora mi riempie di lacrime –
ancora e sempre:
a ogni meditazione ben riuscita
a ogni pausa
a ogni senso di respiro aperto
avvolta di non-materia più calda della lana
di non-pensiero fecondo d’ogni possibile –
io, piccola samurai
in piedi diritta su un balcone di villeggiatura,
immobile nel bel mezzo del vuoto
in saecula saeculorum
anche quando sarò polvere
insieme a questo foglio e a questo mondo
e la bandiera sulla luna sarà stata strappata
dal vento universale che tutto appiana – e tutto
sarà ancora una volta e per un momento
v a c u u m